La stress CT perfusion nei pazienti a rischio medio ed elevato
Presentati a Washington, al 12° meeting annuale della Society of Cardiovascular Computer Tomography i risultati preliminari di un importante studio prospettico coordinato dal Monzino.
L'angio-TC coronarica (cCTA) è un'eccellente modalità di imaging per escludere la presenza di malattia coronarica (CAD), con ridotta esposizione a radiazioni e una forte capacità prognostica. Tuttavia, quando si confronti la sola valutazione anatomica con cCTA con i test funzionali, i dati non sono altrettanto conclusivi per quanto riguarda la strategia diagnostica ottimale. L’angio-CT da sola ha infatti un’ottima sensibilità e un valore predittivo negativo, ma ha una scarsa specificità e un ridotto valore predittivo positivo, per rilevare una CAD funzionalmente significativa. Ecco perché l’ESC raccomanda la cCTA solo nel sottogruppo di pazienti con una probabilità pretest <50% di CAD e lo stress test per i pazienti con rischio intermedio o elevato.
Da questo punto di vista, studi recenti hanno evidenziato come nuove metodiche angio-tomografiche, quali la stress-CT perfusion (CTP), possano rappresentare un’opportunità per combinare la valutazione anatomica e quella funzionale in una singola scansione, anche se tali studi non includevano pazienti a rischio intermedio o alto di CAD.
Ancor più recentemente, è diventato disponibile un innovativo scanner CT con copertura di 16 cm, 0,23 mm di risoluzione spaziale, più rapido tempo di rotazione del gentry (0,28 sec) e migliore risoluzione temporale. Il Centro Cardiologico Monzino è dotato da oltre due anni di uno di questi scanner, la “Revolution-CT”, e sta completando i lavori per l’installazione di una seconda unità, prevista per l’autunno 2017.
Un nuovo studio prospettico coordinato dal Monzino, ha dunque valutato l'accuratezza diagnostica della stress-CT perfusion, eseguita con lo scanner di ultima generazione, per l’individuazione di malattia coronarica funzionalmente significativa in 100 pazienti consecutivi (età media 66 ± 9 anni) con dolore toracico, a rischio da intermedio a elevato, utilizzando l’angiografia e la valutazione invasiva della riserva frazionale di flusso (FFR) quale standard di riferimento. Nei pazienti studiati, la prevalenza di malattia coronarica ostruttiva o funzionalmente significativa era, rispettivamente, del 69% e del 44%.
Secondo gli Autori dello studio, – i cui risultati preliminari sono stati presentati al 12° meeting annuale della Society of Cardiovascular Computer Tomography (SCCT), tenutosi a Washington il 6 luglio 2017, – aggiungere la stress-CT perfusion alla CT a riposo aumenta notevolmente la specificità globale, il valore predittivo positivo e l'accuratezza diagnostica. Tutto ciò con un’esposizione cumulativa di circa 5 mSv, circa il 50% in meno rispetto alla combinazione di coronarografia e FFR invasiva.
“Allo stato, questo è il primo studio prospettico con questa tecnologia a indagare il valore incrementale di un protocollo combinato di cCTA più stress-CT perfusion, versus coronarografia più FFR invasiva in pazienti a rischio intermedio-alto", commenta il Dr. Gianluca Pontone, Responsabile UO RM cardiovascolare del Monzino, tra i primi a introdurre questa tecnica innovativa.
La conclusione principale cui siamo giunti è che, nei pazienti sintomatici, ove un segmento coronarico risulti ostruito o non valutabile, la stress-CT perfusion può migliorare l'accuratezza diagnostica. Ora sono necessari ulteriori studi per valutare il rapporto costo/efficacia della metodica impiegata nel nostro studio e per confrontare questa con altre innovative modalità di imaging non invasivo come la FFR-CT.